Il tuo “Sono un trans” si è aggiudicato la vittoria all’interno della categoria “Miglior blog Trans” degli Italian Gay Bloggers Awards 2015. Contento?
R: Contento e sorpreso! Piacevolmente sorpreso. Questa mattina, scoprire di aver vinto nella categoria “Miglior blog Trans” degli IGBA 2015 mi ha illuminato la giornata.
Partendo dalla tua esperienza personale, col blog hai cercato di fornire ai tuoi lettori dati utili per il processo di transizione che un ragazzo sente la necessità di intraprendere. Immaginavi che il blog avrebbe avuto un tale seguito, diventando un punto di riferimento?
R: Volevo potermi sdebitare per l’aiuto che, durante la mia transizione, avevo ricevuto da parte di altri ragazz* più avanti di me nel percorso. Quando ho iniziato la mia transizione non esisteva ancora internet come lo conosciamo oggi, i siti/chat/blog sulla tematica erano praticamente inesistenti, Facebook ancora non aveva fatto la sua comparsa, e i pochi che c’erano erano perlopiù di ragazzi americani , per cui tutte le informazioni le ho raccolte grazie e persone generose e associazioni italiane LGBT che hanno voluto condividerle con me la loro esperienza e permettermi di cominciare a vivere nel corpo che ancora non avevo. Con il mio sito volevo ricambiare quanto era stato fatto per me e condividere quante più informazioni possibili.
La parte della quale vado più orgoglioso? I link amici, fa niente anche se non sono ricambiati, perché creare connessioni è fondamentale.
Eppure il tuo blog è quasi una perla nel mare internet, infatti se si scrive blog trans difficilmente si trova qualcosa che non abbia a che fare con il sesso. Perché la comunità trans non si impegna maggiormente per dare di sé un’immagine diversa da quella a cui in tanti l’associano?
R: Ahimè spesso la parola trans è associata a pornografia e prostituzione e non vi nascondo che molte delle email che ricevo sono di ragazzotti che cercano avventure con ragazze T* ,ovvero, con quelle che loro definiscono “UN trans”, niente di più sbagliato!
Sembra infatti che ci sia un po’ di confusione anche sull’ utilizzo dei pronomi maschili e femminili, l’errore più comune è quello di utilizzare il maschile quando ci si riferisce ad una MtF (male to female) e viceversa, in realtà per i pronomi si deve usare il genere di arrivo, non quello di partenza, per cui una mtf è UNA trans, un ftm è UN trans.
In realtà le associazioni trans sono molte, ma sono piuttosto piccole o frammentate, lottano parecchio contro questo stigma ma, diciamolo chiaramente, i media non fanno granché per aiutare in quel senso e i toni dispregiativi, sia in Italia che all’estero, sono all’ordine del giorno. In ogni caso noi non ci arrendiamo facilmente!
Vorrei però spezzare una (piccola) lancia in favore di SKY TG che invece sembra si stia impegnando in tal senso, o almeno, si sforza di usare i pronomi corretti.
Parlando in generale dei blog: quanto e come è cambiato il modo con cui la gente si relazione a essi?
R: Per cominciare la qualità dei blog è migliorata molto negli ultimi anni sia da un punto di vista dei contenuti sia da un punto di vista grafico, decisamente i blogger curano di più le proprie creature. Di contro però stare dietro a un blog diventa sempre più impegnativo, c’è sempre maggiore concorrenza e, il più delle volte, bisogna appoggiarsi ad altri social network per farsi conoscere, ma non sempre gli sforzi danno i loro frutti.
Diciamo che non bastano più dei buoni contenuti aggiornati, serve anche saper promuovere costantemente il proprio blog.
La mia percezione è che spesso un video, anche se fatto male o privo di contenuti validi, abbia più visualizzazioni di una pagina scritta e che un post sui social network riesce a diventare virale anche in breve tempo, forse alla gente non piace più leggere? Speriamo di no.
Per concludere, tramite il blog immagino tu abbia ricevuto diverse email dai lettori e ti volevo chiedere quale, fra queste, ti ha colpito in particolare?
R: L’email che più mi è rimasta nel cuore è quella di un giovane ragazzo ftm, che ancora non aveva iniziato il percorso, e che mi chiedeva informazioni sul come fare coming out con i genitori, come fare con gli amici e quale fosse l’associazione più vicina rispetto a dove abitava. Mi aveva commosso perché l’ho sentito davvero smarrito e mi sono immedesimato nelle sue parole perché so bene come ci si sente quando si deve scalare una montagna e non si sa bene da quale lato iniziare l’arrampicata. Dopo quella prima email siamo rimasti in contatto e sono orgoglioso di poter affermare di essergli stato di conforto e di aiuto, così come altre persone lo sono state per me nel passato.
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