martedì 7 luglio 2015

IGBA 2015 - Intervista a Gayburg, blogger vincitore in Attualità & News

gayburg

Per il secondo anno consecutivo, Gayburg si aggiudica il premio di miglior blog di “Attualità e News” all’interno degli Italian Gay Bloggers Awards. Te lo aspettavi?

Bhe, uno ci spera sempre ma il risultato non era certo scontato. Anzi, colgo l'occasione per ringraziare quanti mi hanno votato!


Il popolo del web ormai vede il tuo blog come un punto di riferimento quando si cercano notizie riguardanti la comunità LGBTQ. Quando hai iniziato quest’avventura sulla rete, ti immaginavi un risultato simile?

Sinceramente no. Ho aperto il sito quasi per gioco, più che altro spinto dalla curiosità di capire come funzionassero quei strani "blog" di cui tutti parlavano. Considera che quest'anno Gayburg compirà il suo decimo anno di vita e nel 2005 il web era molto diverso da quello attuale. Ai tempi i blog erano considerati una novità, spesso sopravvalutati e ritenuti straordinariamente rivoluzionari dal punto di vista della comunicazione e dell'interattività. Inoltre il loro numero era ancora contenuto (io conoscevo a stento un paio altri blog italiani a tematica gay) e c'era sicuramente spazio per nuovi progetti che potesse risultare innovativo nella sua semplicità. 
Con un sito praticamente vuoto e non ancora indicizzato sui motori di ricerca, il primo giorno ricevetti 36 visite; una settimana più tardi i visitatori giornalieri erano già diventati 500. Erano risultati che superavano qualsiasi aspettativa e che mettevano una gran voglia di andare avanti e di mettersi in gioco per provare a costruire un progetto editoriale che potesse essere consistente e credibile.



Cronaca, costume, società, sono solo alcuni dei temi che Gayburg affronta quotidianamente. Quanto tempo ti occupa il blog e come scegli le notizie da trattare?

Dietro a Gayburg ci sono svariate ore di lavoro quotidiano, praticamente quasi tutto il mio tempo libero. Sono ormai anni che non provo l'ebbrezza di potermi svaccare sul divano una volta tornato a casa dal lavoro. Ma fortunatamente è un lavoro che mi piace fare e che mi appassiona, motivo per cui non lo vivo come un peso (anche se troppo spesso mi toglie un po' troppe ore di sonno).
Sulla modalità di selezione delle notizie, invece, non c'è un modus operando unico. Trattandosi di un blog di attualità, spesso le notizie vengono da sé. Lo spunto può arrivare dal monitoraggio di agenzie e rassegne stampa, dalla segnalazione di alcuni utenti (ne approfitto per ringraziarli!) o dall'idea di creare un qualche approfondimento. 
Anche se il flusso di notizie non sempre lo consente (la stretta attualità ha necessariamente una via preferenziale), il progetto editoriale vorrebbe un equilibrio fra argomenti più seri impegnati e tematiche più leggere che possano permettere di tirare un po' il fiato.



Parlando in generale dei blog: quanto e come è cambiato il modo con cui la gente si relazione a essi?

Storicamente i primi segni di cedimento sono arrivati tra il 2009 e il 2010, quando il successo dei social network ha fatto percepire come ormai obsoleta l'interattività offerta dai semplici commenti. 
Sino ad allora era chiaro a tutti che i link si condividevano su Del.icio.us, le foto andavano su Flickr, l'ego si esibiva su MySpace e le chiacchiere erano affidate a blog e forum. Quello era il cosiddetto "Web 2.0". Era una nuova proposizione dei contenuti non più offerti in maniera monodirezionale ma benedizionale, nonostante l'interattività fosse spesso limitata a una singola funzione alla volta. I social network hanno rotto quello schema. Come tutte le novità apparivano moderni e di gran moda e concentravano in un sol punto la condivisione di informazioni diverse fra loro. 
I blog tematici sono quelli hanno subito la minor flessione, mentre sono pressoché scomparsi quelli personali (i classici diari in cui si raccontava la propria giornata). Inevitabilmente anche la forma stilistica ha subito un forte cambiamento, al punto che oggi spesso non c'è più alcuna differenza evidente fra un blog o un comune sito.



Se c’è un elemento che il web chiede a chi ci lavora dentro è quello di restare a passo con i suoi continui cambiamenti. Credi che questo aspetto prima o poi possa portare i blog a non avere più senso di esistere?

Io credo che i blog non esitano già più. All'inizio c'era l'idea di contribuire a formare una enorme rete di informazioni esperienziali che fossero strettamente connesse fra di loro. Praticamente ogni singola parola del testo era linkata ad altri blog (la regola era quella: si linkavano altri blog, mai siti) quasi a voler creare una sorta di Wikipedia globale.
Quel progetto è ormai tramontato da tempo e i blog che oggi conosciamo sono un'altra cosa rispetto a quello che erano in passato. Come ho detto, non credo che oggi ci sia molta differenza fra un sito o un blog, cambia solo la modalità di inserimento e di presentazione delle informazioni.
Però quello che sicuramente non smetterà mai di esistere è uno strumento che possa permettere adogni singola persona di poter condividere con gli altri le proprie passioni (e in tal senso credo che gli attuali social network siano inadatti a chi voglia comunicare un progetto e non un singolo concetto).



Per concludere, da blog impegnato nell’attualità, quale notizia vorresti dare ai tuoi lettori quanto prima?


Mi piacerebbe poter dare la notizia di un cambio di rotta nella politica omofoba della Chiesa, perché credo che quello sia il vero problema. I matrimoni egualitari sicuramente arriveranno da sé anche in Italia, perché sarà sempre più difficile fare resistenza a fronte diritti che vengono palesemente calpestati. Eppure una Chiesa che difende i distinguo è una chiesa che fomenta l'intolleranza. 
Anche nei Paesi in cui i diritti civili esistono già, è la religione a risultare la fonte della violenza omofobiaca: è nel nome di Dio che i ragazzi lgbt vengono cacciati di casa, che si chiede di tutelare la discriminazione, che si invoca una libertà personale che possa ledere quella altrui. E sempre più spesso, soprattutto nell'est, vediamo piazze ricolme d'odio e ricche di svastiche e croci celtiche che nascondono il loro odio dietro la scusa di voler difendere la cristianità (o i bambini quando si vogliono fingere aconfessionali).


Basterebbe leggere la quarta di copertina dei Vangeli per sapere che Dio non può odiare l'amore. Basterebbe guardare i brani letti durante i matrimoni cattolici per accorgersi che uno dei brani biblici letti per descrivere l'amore si riferisce a due lesbiche. E quindi di che cosa stiamo parlando? 
L'impressione è che il vero movente sia la paura del dover chiedere scusa per aver commesso un errore. Si è arroccati per non mettere in discussione la teoria dell'infallibilità della Chiesa, quella che per secoli ha permesso di impedire qualsiasi contestazione al volere vaticano. Stiamo parlano di quella stessa paura che porta i vescovi ad insabbiare i casi di pedofilia pur di non creare scandalo (anche se in giuoco ci sono delle vite).
Un cambio di rotta sarà inevitabile, ma la speranza è che possa avvenire prima di aver armato un integralismo che si sta già formando e che è rischia di poter diventare molto pericoloso (non solo per i gay, ma anche per tutta la società civile).

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