Per il secondo anno consecutivo,
Gayburg si aggiudica il premio di miglior blog di “Attualità e
News” all’interno degli Italian Gay Bloggers Awards.
Te lo aspettavi?
Bhe, uno ci spera sempre ma il
risultato non era certo scontato. Anzi, colgo l'occasione per
ringraziare quanti mi hanno votato!
Il popolo del web ormai vede il tuo
blog come un punto di riferimento quando si cercano notizie
riguardanti la comunità LGBTQ. Quando hai iniziato quest’avventura
sulla rete, ti immaginavi un risultato simile?
Sinceramente no. Ho aperto il sito
quasi per gioco, più che altro spinto dalla curiosità di capire
come funzionassero quei strani "blog" di cui tutti
parlavano. Considera che quest'anno Gayburg compirà il suo decimo
anno di vita e nel 2005 il web era molto diverso da quello attuale.
Ai tempi i blog erano considerati una novità, spesso sopravvalutati
e ritenuti straordinariamente rivoluzionari dal punto di vista della
comunicazione e dell'interattività. Inoltre il loro numero era
ancora contenuto (io conoscevo a stento un paio altri blog italiani a
tematica gay) e c'era sicuramente spazio per nuovi progetti che
potesse risultare innovativo nella sua semplicità.
Con un sito
praticamente vuoto e non ancora indicizzato sui motori di ricerca, il
primo giorno ricevetti 36 visite; una settimana più tardi i
visitatori giornalieri erano già diventati 500. Erano risultati che
superavano qualsiasi aspettativa e che mettevano una gran voglia di
andare avanti e di mettersi in gioco per provare a costruire un
progetto editoriale che potesse essere consistente e credibile.
Cronaca, costume, società, sono
solo alcuni dei temi che Gayburg affronta quotidianamente. Quanto
tempo ti occupa il blog e come scegli le notizie da trattare?
Dietro a Gayburg ci sono svariate ore
di lavoro quotidiano, praticamente quasi tutto il mio tempo libero.
Sono ormai anni che non provo l'ebbrezza di potermi svaccare sul
divano una volta tornato a casa dal lavoro. Ma fortunatamente è un
lavoro che mi piace fare e che mi appassiona, motivo per cui non lo
vivo come un peso (anche se troppo spesso mi toglie un po' troppe ore
di sonno).
Sulla modalità di selezione delle notizie, invece, non
c'è un modus operando unico. Trattandosi di un blog di attualità,
spesso le notizie vengono da sé. Lo spunto può arrivare dal
monitoraggio di agenzie e rassegne stampa, dalla segnalazione di
alcuni utenti (ne approfitto per ringraziarli!) o dall'idea di creare
un qualche approfondimento.
Anche se il flusso di notizie non
sempre lo consente (la stretta attualità ha necessariamente una via
preferenziale), il progetto editoriale vorrebbe un equilibrio fra
argomenti più seri impegnati e tematiche più leggere che possano
permettere di tirare un po' il fiato.
Parlando in generale dei blog:
quanto e come è cambiato il modo con cui la gente si relazione a
essi?
Storicamente i primi segni di cedimento
sono arrivati tra il 2009 e il 2010, quando il successo dei social
network ha fatto percepire come ormai obsoleta l'interattività
offerta dai semplici commenti.
Sino ad allora era chiaro a tutti
che i link si condividevano su Del.icio.us, le foto andavano
su Flickr, l'ego si esibiva su MySpace e le chiacchiere
erano affidate a blog e forum. Quello era il cosiddetto "Web
2.0". Era una nuova proposizione dei contenuti non più offerti
in maniera monodirezionale ma benedizionale, nonostante
l'interattività fosse spesso limitata a una singola funzione alla
volta. I social network hanno rotto quello schema. Come tutte le
novità apparivano moderni e di gran moda e concentravano in un sol
punto la condivisione di informazioni diverse fra loro.
I blog
tematici sono quelli hanno subito la minor flessione, mentre sono
pressoché scomparsi quelli personali (i classici diari in cui si
raccontava la propria giornata). Inevitabilmente anche la forma
stilistica ha subito un forte cambiamento, al punto che oggi spesso
non c'è più alcuna differenza evidente fra un blog o un comune
sito.
Se c’è un elemento che il web
chiede a chi ci lavora dentro è quello di restare a passo con i suoi
continui cambiamenti. Credi che questo aspetto prima o poi possa
portare i blog a non avere più senso di esistere?
Io
credo che i blog non esitano già più. All'inizio c'era l'idea di
contribuire a formare una enorme rete di informazioni esperienziali
che fossero strettamente connesse fra di loro. Praticamente ogni
singola parola del testo era linkata ad altri blog (la regola era
quella: si linkavano altri blog, mai siti) quasi a voler creare una
sorta di Wikipedia globale.
Quel progetto è ormai tramontato da
tempo e i blog che oggi conosciamo sono un'altra cosa rispetto
a quello che erano in passato. Come ho detto, non credo che oggi ci
sia molta differenza fra un sito o un blog, cambia solo la modalità
di inserimento e di presentazione delle informazioni.
Però quello
che sicuramente non smetterà mai di esistere è uno strumento che
possa permettere adogni singola persona di poter condividere con gli
altri le proprie passioni (e in tal senso credo che gli attuali
social network siano inadatti a chi voglia comunicare un progetto e
non un singolo concetto).
Per concludere, da blog impegnato
nell’attualità, quale notizia vorresti dare ai tuoi lettori quanto
prima?
Mi piacerebbe poter dare la notizia di
un cambio di rotta nella politica omofoba della Chiesa, perché credo
che quello sia il vero problema. I matrimoni egualitari sicuramente
arriveranno da sé anche in Italia, perché sarà sempre più
difficile fare resistenza a fronte diritti che vengono palesemente
calpestati. Eppure una Chiesa che difende i distinguo è una chiesa
che fomenta l'intolleranza.
Anche nei Paesi in cui i diritti
civili esistono già, è la religione a risultare la fonte della
violenza omofobiaca: è nel nome di Dio che i ragazzi lgbt vengono
cacciati di casa, che si chiede di tutelare la discriminazione, che
si invoca una libertà personale che possa ledere quella altrui. E
sempre più spesso, soprattutto nell'est, vediamo piazze ricolme
d'odio e ricche di svastiche e croci celtiche che nascondono il loro
odio dietro la scusa di voler difendere la cristianità (o i bambini
quando si vogliono fingere aconfessionali).
Basterebbe leggere la
quarta di copertina dei Vangeli per sapere che Dio non può odiare
l'amore. Basterebbe guardare i brani letti durante i matrimoni
cattolici per accorgersi che uno dei brani biblici letti per
descrivere l'amore si riferisce a due lesbiche. E quindi di che cosa
stiamo parlando?
L'impressione è che il vero movente sia la
paura del dover chiedere scusa per aver commesso un errore. Si è
arroccati per non mettere in discussione la teoria dell'infallibilità
della Chiesa, quella che per secoli ha permesso di impedire qualsiasi
contestazione al volere vaticano. Stiamo parlano di quella stessa
paura che porta i vescovi ad insabbiare i casi di pedofilia pur di
non creare scandalo (anche se in giuoco ci sono delle vite).
Un
cambio di rotta sarà inevitabile, ma la speranza è che possa
avvenire prima di aver armato un integralismo che si sta già
formando e che è rischia di poter diventare molto pericoloso (non
solo per i gay, ma anche per tutta la società civile).
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